Il 2014 verrà ricordato come l’anno dei grandi cambiamenti. A 28 anni ho deciso di lasciare l’Italia e con lei un posto di lavoro fisso dignitosamente retribuito. Voi direte, “ma sei matto?”
Vedevo un paese in costante declino, poche possibilità lavorative e un immobilismo sociale imbarazzante. Pensavo, perché non posso avere qualcosa di meglio? Il mio spirito avventuriero e la voglia di migliorarmi mi hanno spinto ad esplorare nuove strade. Non vi annoierò con stupidi moralismi sulla società italiana, perché se milioni di persone se ne stanno andando il motivo sarà ben chiaro a tutti. Una volta si parlava di fuga di cervelli, oggi di fuga e basta. Alcuni per necessità, altri per moda, ma ormai tra i giovani le parole “esperienza all’estero” spopolano.
Sono partito alla volta della Spagna, una sistemazione temporanea, chiamiamola così, perché da qualche anno a questa parte le mie attenzioni ed i miei sogni erano rivolti verso una sola destinazione: Australia, una parola capace di farmi emozionare come un bambino. In questi mesi da sognatore mi ero documentato, avevo letto, raccolto informazioni utili e soprattutto mi ero fatto un’idea ben precisa di quello che avrei trovato: clima stupendo, natura selvaggia, spazi sconfinati, possibilità lavorative a non finire. Una chance concreta di cambiare la mia vita e investire sul mio futuro.
Così a settembre ho deciso di compiere il grande passo e mi sono trasferito a Sydney; sono partito con la mia ragazza e alcuni amici. Ho sperimentato subito la trafila dell’ostello come campo base temporaneo per la ricerca della casa e del lavoro. Lo standard degli ostelli della città è decisamente basso rispetto alla qualità europea a cui siamo abituati, ma la possibilità di aprirsi a nuove amicizie ricompensa anche il disagio per la puzza di calzini e le ragnatele nell’armadietto della stanza.
Il mercato immobiliare di Sydney è in fermento, vivace come un ragazzino scatenato; gli asiatici dominano la scena piazzando gente in salotto e sui balconi, pur di fare soldi sfruttando al massimo lo spazio a disposizione. Penso di aver raggiunto il culmine dello stupore nel vedere una coppia che dormiva in soggiorno accampata con una tenda della Decathlon.
La città mi è parsa sin da subito bellissima, ben curata e organizzata. I mezzi spaccano il minuto per la loro precisione e francamente ancora oggi faccio fatica a credere che sia vero. Gli australiani sono di un’efficienza mostruosa, lo dimostrano gli uffici, le banche e ogni tipo di servizio che viene offerto. Mare, montagna, parchi, musei, eventi, a Sydney non ci si annoia proprio mai.
Ho trovato e sto trovando invece tante difficoltà a rapportarmi con la cultura anglosassone, lo stile di vita e le abitudini; a parte il fatto che non mi abituerò mai a cenare alle sei di pomeriggio come i pensionati del nord Italia, la fatica vera e propria nasce nel costruire amicizie vere. C’è una parete di vetro invisibile che ci separa e per adesso non ho ancora trovato un modo per aggirarla. Devo dire che la vita di coppia in questo senso mi sta dando molto; probabilmente se fossi stato solo avrei avuto ancora più difficoltà di quelle che ho passato nei mesi scorsi.
Il lavoro merita un capitolo a sé, perché se tutti noi andiamo oltreoceano è inutile nascondersi, lo facciamo per un’esperienza di vita, ma tutto passa attraverso il lavoro. Penso di non aver mai visto in vita mia così tante possibilità di impiego come in questa città; ero abituato all’immobilismo italiano/europeo, dove i curriculum che inviamo restano a marcire nella posta in arrivo di una qualunque azienda. E’ bastato inviarne un paio per ricevere le prime telefonate nel giro di qualche ora. Le persone mi dicevano: “L’Australia dà una possibilità a tutti”, e così è stato. Ovviamente bisogna mettere in conto la gavetta, partire dal basso e faticare, ma va bene. I primi lavori non sono stati particolarmente esaltanti, ma mi hanno aiutato a mettere in moto il sistema. Ho scoperto che gli asiatici sono affidabili e scrupolosi quasi fino all’ossessione, ma pagano poco; ho testato che gli italiani sono sempre i soliti, tante buone parole, tante facili promesse e un’inculata sempre pronta dietro l’angolo. Non mi piace generalizzare, ma le esperienze che ho avuto qui parlano chiaro. Finalmente ho trovato la mia occasione in un Hotel e la sto sfruttando al meglio.
Infine l’inglese. Perché noi italiani quando ci chiedono il nostro livello linguistico dobbiamo sempre rispondere “me la cavo”? Non facciamo prima a fare mea culpa ed ammettere il contrario? La lingua qui è davvero fondamentale e spesso la nostra preparazione scolastica non basta. L’ho provato sulla mia pelle, e forse ero io per primo a considerarmi abbastanza preparato.
Il 2015 è appena iniziato e allora auguro un bellissimo anno a tutti quelli che sognano in grande come me, a tutti quelli che si sono rotti le scatole di false promesse da quattro soldi, a tutti quelli che prenderanno la loro vita in mano e avranno la forza di rivoltarla come un calzino.
Il mio 2015 sarà alla scoperta dell’Australia. Avanti tutta!
ciao e complimenti,mi chiamo luca e vorrei sapere che tipo di lavoro fai,e se con questo lavoro hai a possibilità di restare in australia a vita.
sto cercando di capire dove stia la verità riguardo la difficolta di ottenimento visti, dato che ormai è tantissimo tempo che cerco di documentarmi ma sembra che solo “esperti di fisica quantistica” possano fare di posti meravigliosi la loro meta…..scusate l ironia
Ciao Luca!
Sono Simone, il ragazzo che ha scritto l’articolo. La redazione di vadoavivereinaustralia mi ha avvisato del tuo commento e ci tenevo a risponderti personalmente. A Sydney lavoravo in un hotel ed è stata un’esperienza bellissima e costruttiva; nonostante ciò, non avevo la garanzia di una sponsorizzazione e così sono partito per le farm. Non so se lo sai, ma i ragazzi sotto i 30 anni che vengono qui con Working holiday visa possono chiedere un secondo anno di visto svolgendo 88 giorni di lavoro nelle aree regionali d’Australia (le famose farm di cui avrai sicuramente sentito parlare).
Per rispondere alla tua domanda sul rimanere in Australia a vita, ti dico che tutto può succedere; questo viaggio mi sta regalando tante soddisfazioni e tanta fiducia in me stesso. Ho conosciuto ragazzi che sono arrivati qui come me e hanno ottenuto uno sponsor. Come dicevo nell’articolo l’Australia dà una possibilità a tutti, non so se sarà per sempre, ma intanto cerco di godermi tutte le meraviglie che è in grado di offrirmi.
Se dovessi avere qualche domanda precisa in merito puoi contattare la redazione di vavia tramite posta privata o sulla pagina facebook; sono preparati e disponibili, sicuramente ti sapranno aiutare.
Un abbraccio
Simone