Sì, è vero. A noi di VAVIA piace ascoltare e raccontare le vostre esperienze, le esperienze di chi ce l’ha fatta, di chi ce la sta facendo, di chi ce la farà e – perché no? – anche di chi non ce la farà. Ma è anche vero che noi Italiani abbiamo quel tremendo vizio di trasformare quello che accade a noi in qualcosa di “assoluto” perciò, in termini generali, parliamo bene dell’esperienza australiana se ce l’abbiamo fatta e male se non ce l’abbiamo fatta.
Dunque, nello scrivere questo articolo, la domanda che mi sono posto è stata: “Ma chi l’ha detto che quello che è successo a me debba succedere ad altri?”. E allora mi sono ricollegato alla mission principale di VAVIA, che è informare chi abbia voglia di intraprendere l’avventura Down Under e di aiutare con consigli, notizie, novità, curiosità, chi si trova un po’ in crisi, sia di qua sia di là del mare. Ed informazione ed esperienza non sono mica la stessa cosa!
Il primo consiglio importante da dare è quello di essere preparati all’avventura che si sta per intraprendere. E per cominciare, dovreste chiedervi il motivo per cui, a differenza di tanti altri, il Governo Australiano favorisca così tanto l’immigrazione. E allora seguitemi in queste considerazioni che sono tanto noiose quanto importanti.
Let’s do the maths!!!
Prendete, come puro esempio, il 2012. In quell’anno sono entrati in Australia, con le varie tipologie di visto, 493.089 persone. Ora, fare un calcolo preciso dell’impatto economico di tale numero sarebbe lunghissimo, viste le decine di tipologie di VISA, ma facendo due conti alla buona, usando una cifra media (e tarata verso il basso) di 650 AUD per persona, la cifra risultante è di circa 321 milioni di dollari, solo per le richieste di visto. Una volta arrivati, voi immigrati non potrete fare altro che spendere i vostri soldi in Australia. Non perdete troppo tempo a fare calcoli sul costo della vita e considerate la cifra minima che secondo il Dipartimento di Immigrazione dovreste avere per sopravvivere (vi avviso che la cifra è davvero sottostimata), cioè 18.610 AUD. Beh, calcolatrice alla mano, stiamo parlando di più di 9 miliardi di dollari. A questa cifra dovete poi aggiungere i costi esorbitanti per il passaggio dai visti temporanei ai visti “permanent”. Il Governo Australiano ha considerato per il 2012 la stabilizzazione di 75.000 immigrati. Moltiplicando la cifra per 5.000 dollari, che è il costo approssimativo di una application di permanent residency, ottenete una cifra di altri 375 milioni di dollari. Ricapitoliamo: 320.507.850 + 9.176.386.290 + 375.000.000 = 9.871.894.140
Insomma 10 miliardi di dollari!!! E questo è solo l’indotto “diretto” dell’immigrazione.
10 miliardi di dollari!
C’è anche da calcolare un non meno importante indotto economico “indiretto”, collegato al fatto che una volta arrivati, per sopravvivere dovrete, naturalmente, lavorare e nove su dieci di voi faranno quei lavori che gli Australiani non vogliono più fare: baristi, camerieri, raccoglitori di frutta e verdura e altri lavori di “basso” livello. Così facendo produrrete ricchezza e un volano economico per una cifra che potremmo approssimare su altri 10 miliardi di dollari.
Ed arriviamo alla cifra esorbitante di 20 miliardi di dollari all’anno! Moltiplicate questa cifra per ogni anno, aggiungendo comunque una necessità continua di mano d’opera e una volontà di popolare un territorio così sterminato e capirete il motivo di così tante agevolazioni per volare nella terra dei canguri.
Ma i vantaggi calcolati dal governo di Canberra non sono finiti qui.
Già appena arrivati nel paese, per voi comincia la “selezione naturale” e la lotta per provare a stabilizzarsi. A riuscirci sarete (purtroppo) in pochi e quelli con le più alte professionalità: ingegneri, architetti, medici, infermieri, professori, etc.; ma anche cuochi, piastrellisti, meccanici… Tutte queste nuove professionalità “sottratte” ai paesi di origine porteranno nuova ricchezza e competitività nel paese di arrivo, nel presente e nel futuro. Per gli altri, prima o poi, sarà necessario fare le valigie e tornarsene a casa, o comunque andarsene da un’altra parte. Per quanto sarà stato facile ottenere un visto temporaneo, infatti, sarà difficile ottenerne uno permanente; pur essendo disposti a sostenere i costi per la richiesta di un visto permanent, non si tratta di una mera questione di denaro. Sempre nel 2012, ad esempio, se è vero che sono entrati in Australia 493.089 immigrati, è altrettanto vero che ne sono usciti 255.653. E questo avviene ogni anno. Insomma un turn-over imponente che porta nel paese sempre nuove risorse umane (giovani), economiche (date un’occhiata ai calcoli fatti poco fa) e lavorative (ogni anno ci saranno, da un lato nuovi lavoratori da utilizzare per i lavori meno allettanti, dall’altro lavoratori di alto profilo da stabilizzare per il futuro).
In conclusione, quello che il Governo Australiano fa, a proposito dell’immigrazione, sembra un calcolo per semplice tornaconto. Ma non c’è niente di male! Questo sistema, alla fine porta beneficio alla collettività e anche a quei migranti (permanenti e non), che di quella collettività cominciano a far parte. In cambio di così tanto cinismo l’Australia offre a tutti la possibilità di farcela e di raggiungere i propri obiettivi, attraverso una sana competitività e un’equità di diritti. Garantisce a tutti una qualità della vita accettabile.
Vi siete scoraggiati?
Spero di no. Ma spero anche di avervi fatto capire la forma mentis (dopo tutto questo inglese due parole in latino me le volete far scrivere?!?) con la quale dovrete raggiungerci. Questo è un paese per persone attive e reattive. Un paese dove la competitività ha un posto molto importante. Qualunque sia il vostro progetto (un anno sabbatico, visitare nuovi luoghi, imparare l’inglese, trasferirvi all’estero, trovare un lavoro più consono alle vostre caratteristiche, etc.) qui avrete le vostre occasioni per provarci e, perché no, con un po’ di fortuna e tanta tenacia, di farcela! Ma abbiate un progetto! Altrimenti non avrete scampo!
Chi si ferma è perduto!
Poi se avete bisogno di qualche dritta, o di mandarci a quel paese noi siamo qua…
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Dati: Australian Bureau of Statistics www.abs.gov.au
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